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Appello – AIUTIAMO I TORI DI PANTELLERIA!

Riceviamo e condividiamo:

AIUTIAMO I TORI DI PANTELLERIA

Nella meravigliosa isola di Pantelleria, da ormai sette anni, vivono tre tori.
Liberi.
Il loro “padrone”, colui che ogni estate li portava al pascolo brado, è infatti morto proprio sette anni or sono. E da allora loro sono rimasti lì. Al brado pascolo. Liberi nella campagna di Pantelleria.
Senza più padroni, senza più marche e marchi.
Per sette anni sono vissuti indisturbati e felici.

Ma ora le cose sono cambiate.
I terribili incendi scatenati nelle settimane precedenti hanno distrutto la loro terra. Come molti altri animali sopravvissuti, non hanno più cibo a sufficienza. E questo li ha spinti ad avvicinarsi alle case. E all’uomo.
Sono così diventati un pericolo.
E nei loro confronti è stata emessa un’ordinanza d’urgenza di abbattimento e distruzione.
Ovvero, verranno cacciati, verranno uccisi, ed i loro corpi verranno distrutti.
Per salvaguardare la pubblica incolumità e salute.

Ma esiste un’alternativa.
Quella che mai – quando si tratta di animali – viene presa in considerazione dalle autorità.

Esiste una valle, isolata, dove potrebbero andare a vivere. Esistono persone che li ospiterebbero e se ne prenderebbero cura. Lì potrebbero continuare a vivere come han fatto finora, e come tutti gli animali vorrebbero e dovrebbero fare. Liberi.

I tori di Pantelleria hanno bisogno di avere il nostro sostegno.
Se tante voci si alzeranno, se tante mail e lettere arriveranno, potremmo forse riuscire ad aiutarli. Ad avere salva la vita. A non perdere la loro libertà.

Vi chiediamo di condividere questo appello, e di scrivere al sindaco di Pantelleria e alla ASL di riferimento affinché l’ordinanza venga abrogata e venga invece data l’autorizzazione al loro trasferimento.

Ecco il blocco mail:
gabrielesindaco@comunepantelleria.it
siragusavicesindaco@comunepantelleria.it
protocollo@pec.comunepantelleria.it

centralino 0923695011

polizia municipale
comandopm@comunepantelleria.it
comandante comm. vito simonte
Tel 0923-912705 Tel/Fax 0923-695025
Tel 0923-695045 – Tel 0923.695044

distaccamento corpo forestale
tel 0923 – 916524

ufficio servizio al territorio ex azienda regionale foreste
assessore.risorseagricole@regione.sicilia.it
segreteria.assessorerisorseagricole@regione.sicilia.it

responsabile servizio veterinario distretto di pantelleria
0923 912714

E la mail tipo:

Al sindaco di Pantelleria, Dott. Salvatore Gino Gabriele,
Al responsabile del Servizio Veterinario ASP Trapani, distretto di Pantelleria, dott. Salvatore Avola

Egregi signori,
ho saputo che nella vostra isola, da ben sette anni, vivono liberi tre tori.
Gli animali non hanno mai infastidito nessuno. Hanno condotto la loro vita tranquilli, immersi nella natura.
Soltanto di recente, e soltanto a causa dei terribili incendi (molti, ricordiamolo, dolosi), gli animali, privati dal fuoco del cibo necessario, si sono spinti fino in prossimità delle abitazioni.
Il timore che possano causare pericoli per la pubblica incolumità ha spinto la vostra amministrazione ad emettere ordinanza urgente di abbattimento e distruzione.

Esiste però un’alternativa, che vi chiedo di voler prendere in esame.
Esiste un luogo dove questi animali verrebbero accolti ed accuditi.
Dove potrebbero continuare la loro vita, indisturbati, e senza creare fastidio alcuno.

Non sono i tre tori i responsabili di quel che è accaduto, ma chi ha criminalmente causato i roghi che hanno distrutto la vostra meravigliosa terra.

Chiedo pertanto che non siano loro a pagare.
Tanto più che una nuova casa li attende.

http://resistenzanimale.noblogs.org


Serate di presentazione del 12° Incontro di Liberazione Animale e della Terra a Ferrara

Serate di presentazione del 12° Incontro di Liberazione Animale e della Terra a Ferrara

Inizio ore 19:30 con buffet vegan

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  • Lunedì 13 Giugno
    presso La Vegana via Carlo Cattaneo 90 Ferrara
    incontro dibattito con Massimo Filippi (Oltre la Specie)

 

  • Giovedì 23 Giugno
    presso Centro Sociale La Resistenza via della Resistenza 32-34 Ferrara
    presentazione del Documentario NATURA MORTA Il biocidio invisibile a norma di legge
    a seguire
    incontro dibatto con l’autrice Simonetta Zandiri (TgMaddalena Valsusa) e Fabio Fioravanti (Orti Condivisi Ferrara)

Un reportage sulle drammatiche conseguenze della diffusione di glifosato ed altri erbicidi ad alta nocività, il ruolo dell’EFSA (l’autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma), il dramma dell’Argentina, il caso degli ulivi pugliesi (Xylella fastidiosa) e l’inquietante scenario mondiale verso la perdita dell’autonomia alimentare e la dipendenza dalle multinazionali. In Italia è il rapporto dell’ISPRA sullo stato delle acque a rivelare una situazione probabilmente “non reversibile” ma, nonostante l’allarme le istituzioni italiane concedono rinnovi delle licenze a sostanze contenenti il glifosato anche fino al 2030, e le riviste del settore propongono erbicidi quasi come unica soluzione, ma è una piccola azienda agricola a dimostrarci come e perché sia possibile “prendersi cura” della terra rifiutando questo modello.
Negli ultimi decenni sono tante le realtà che, rifiutando nettamente di cedere ad un certo ambientalismo che tende a rendere “sostenibile” qualcosa di inaccettabile, si oppongono radicalmente contro l’intera struttura di questo sistema di oppressione.

http://www.incontroliberazioneanimale.net/


Malvinas resiste! Appello dell’Assemblea del Blocco a Monsanto a Malvinas Argentinas

Diffondiamo l’appello, già pubblicato dalla Campagna DDT, della resistenza a Monsanto a Malvinas Argentinas, Córdoba che continua da più di due anni attraverso il blocco dell’accesso al sito di costruzione dello stabilimento di Monsanto.

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Foto di Earth Riot dal presidio del 24/5/14 in occasione della March Against Monsanto

Ricordiamo che sabato 21 maggio avrà luogo la mobilitazione internazionale March Against Monsanto: qui l’appello della Campagna DDT per l’organizzazione di varie iniziative in diverse città italiane.

“Cari tutti

Vi stiamo scrivendo da Malvinas Argentinas, Provincia di Córdoba, Argentina.

Siamo un’assemblea che riunisce diverse organizzazioni sociali e gruppi di abitanti.

Stiamo tenendo un blocco contro l’azienda Monsanto come metodo di azione diretta da due anni e otto mesi ad oggi, e abbiamo resistito e combattuto l’inserimento dell’azienda nella nostra città negli ultimi quattro anni.

Durante questi anni abbiamo subito pressioni, minacce e attacchi violenti dai mercenari e repressione dalla polizia.

Abbiamo anche imparato molto, e abbiamo ricevuto molta solidarietà. La nostra azione diretta di bloccare il sito di costruzione dello stabilimento di Monsanto è stata accompagnata da azioni legali. Grazie allo sforzo e all’organizzazione, abbiamo fermato la costruzione dell’edificio dello stabilimento attraverso una decisione della corte (gennaio 2014) e il successivo rifiuto dello studio di impatto ambientale dal governo provinciale (febbraio 2014).

Visto che Monsanto continua a dire che presenterà un nuovo studio di impatto ambientale per riprendere la costruzione dello stabilimento, non siamo tranquilli. Siamo accampati all’entrata dello stabilimento da più di due anni, facendo la guardia 24 ore su 24, e bloccandone completamente l’accesso. Ecco perché vi stiamo chiedendo di inviarci fotografie o video con il seguente messaggio di supporto e di aiutarci a concludere questa lotta con una vittoria definitiva:

– Silvana González, Sindaco di Malvinas Argentinas, Córdoba, Argentina: firma adesso l’eliminazione certa di Monsanto dalla nostra zona.

Fabián López, Ministro dell’Acqua, dell’Ambiente e dei Servizi Pubblici della Provincia di Córdoba: rilascia immediatamente dichiarazioni ufficiali, in riferimento alle affermazioni di Monsanto, relative alla Legge N° 10.208, che regola il tuo Ministero e che dichiara che “ogni progetto che è stato respinto o rifiutato dall’Autorità delle Richieste non può essere presentato per una nuova valutazione”.

Siete liberi di aggiungere qualsiasi altra cosa nel vostro messaggio, rendetelo più corto o più lungo come preferite. Queste informazioni sono solo per farvi sapere della nostra situazione.

Raccoglieremo tutte le foto e i video di supporto e li presenteremo il 21 maggio.

Abbiamo anche bisogno di risorse economiche per sostenere la lotta e per la costruzione di un nuovo rifugio. Vi mandiamo allegate a questa mail le informazioni del nostro conto corrente per coloro che possono aiutarci.

Grazie mille!

Per la nostra Salute, per la Vita, per l’Agroecologia!

Vattene Monsanto!

Saluti

Asamblea del Bloqueo a Monsanto en Malvinas Argentinas (Assemblea del Blocco a Monsanto a Malvinas Argentinas)”

 

Riportiamo i dati del conto bancario per il sostegno economico dell’Assemblea del Blocco a Monsanto:

Banco Macro, Sucursal 399 Alta Gracia, Córdoba, Argentina.

Banco Macro, Branch Office 399 Alta Gracia, Córdoba, Argentina

 

Caja de ahorros Nro 439909486765757

Savings bank No. 439909486765757

 

CBU 2850399640094867657578

BIC Bank Identifier Code

 

Titular: Aguirre, Ivana Belén

Owner

 

CUIT 27274135323

Tax Identification Number

 

DNI 27413532

national ID number


#OccupyMcDonalds – Resoconto del presidio di Ferrara del 30 aprile

Sabato 30 aprile si è tenuto a Ferrara un presidio informativo a sostegno della campagna #OccupyMcDonalds, che denuncia i crimini commessi dalla multinazionale dello sfruttamento globalizzato, dalle aziende ospitate all’interno dei ristoranti McDonald’s e dall’industria della carne e dei derivati animali.

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Occupazione del palco davanti al McDonald’s – foto di Umby Rey

La campagna, organizzata dal collettivo Earth Riot e promossa da varie realtà antispeciste, è tornata a Ferrara per la seconda volta dopo il presidio del 19 settembre 2015 a seguito della vincita, da parte di una scuola di Ferrara, di una gara indetta da McDonald’s Italia e alla pubblicazione dell’inchiesta “Educazione al consumismo – Il lato oscuro di McDonald’s” di Antispecisti/e Libertari/e Ferrara.

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Foto di Mad Fluffy Cloud

La risposta è stata sorprendentemente positiva: la nostra protesta ha ricevuto ampi consensi e dimostrazioni di solidarietà; le persone non solo si sono fermate ad ascoltaci ma, in molti casi, hanno chiesto informazioni e volantini (anche da distribuire a loro volta) qualcuno ha lasciato una donazione che devolveremo al progetto Agripunk Onlus, per la riconversione di un ex allevamento di tacchini di Amadori, uno dei fornitori di McDonald’s, in un rifugio per animali salvati da varie situazioni di sfruttamento.

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Come sostenere Agripunk


Presidio #OccupyMcDonalds a Ferrara

La campagna #OccupyMcDonalds, creata da Earth Riot, torna a Ferrara.

In seguito alla vincita, da parte di una scuola di Ferrara, di una gara a punti indetta da McDonald’s, Antispecisti/e Liberatari/e Ferrara ha pubblicato l’inchiesta “Educazione al consumismo”, e vi invita a partecipare al presidio che si terrà sabato 30 aprile, dalle ore 16, in Piazza Trento e Trieste, per denunciare, ancora una volta, i crimini (inquinamento, deforestazione, landgrabbing, fame nel mondo, sfruttamento e uccisione di animali, sfruttamento dei lavoratori e del lavoro minorile) commessi dalla multinazionale simbolo del consumismo e del capitalismo, e da varie aziende che collaborano con essa.

Alle operazioni di pulizia dell’immagine e greenwashing rispondiamo con l’informazione pulita.

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L’inchiesta “Educazione al consumismo” è consultabile qui: https://antispecistilibertariferrara.noblogs.org/post/2016/03/22/educazione-al-consumismo-prima-parte/

Il sito della campagna #OccupyMcDonalds: http://occupymcdonalds.earthriot.org/

Ulteriori informazioni su McDonald’s e i suoi complici: http://earthriot.altervista.org/mcdonalds.html

IMPORTANTE: le altre realtà promotrici della campagna rifiutano e condannano ogni forma di fascismo, discriminazione e violenza, sia essa fisica, verbale o psicologica. Invitiamo quindi chi porta avanti idee e atteggiamenti di questo tipo a desistere dal partecipare.


La coscienza si addormenta… contando le pecore

La coscienza si addormenta… contando le pecore pdf

 

Dal 31 marzo è presente a Ferrara un gregge di circa 800 pecore e capre, il numero di animali è variabile perché, come ammesso dallo stesso Massimo Freddi, pastore di transumanza, “ne nascono in continuazione”[1].

Il gregge, attraverso un accordo con il Comune di Ferrara, resterà nella zona del sottomura tra via Bacchelli, via Gramicia e via Caldirolo fino a maggio, con la funzione di tosaerba, affinché l’amministrazione possa risparmiare sugli sfalci e il pastore sull’alimentazione degli animali[2].

Pecore e agnelli attraversano Corso Porta Mare - foto di Patrizio Benini

Pecore e agnelli attraversano Corso Porta Mare – foto di Patrizio Benini

L’accordo tra il pastore della Val Trompia (BS) e il Comune di Ferrara è stato reso possibile dall’intervento di Roberto e Alessandra Poletti, proprietari dell’azienda agricola e fattoria didattica “Il Pascoletto” di Gavello di Bondeno[3]. Inoltre, in collaborazione con l’Associazione Fattorie Didattiche e con il Centro Idea (un centro d’informazione e documentazione sull’educazione ambientale e lo sviluppo sostenibile), puntano ad organizzare “momenti formativi” con alcune classi delle scuole elementari, medie e superiori, affinché possano partecipare ad attività quali la tosatura degli animali[4, 5].

Fattoria didattica Azienda Agricola Biologica Pascoletto a Gavello di Bondeno Ferrara Fattorie Didattiche.biz

Ma, in questa esaltazione della riduzione delle spese pubbliche e dell’inquinamento, e dell’immagine delle pecore “libere” al pascolo, ci sfugge qualcosa: quelle pecore e quelle capre NON sono libere. Quegli animali sono di fatto destinati al macello, come dimostrano anche i segni colorati sui LORO corpi che, nella tradizione del pascolo vagante, contraddistinguono gli animali che devono essere venduti[6].

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Pecore e agnelli nel sottomura di via Bacchelli – 9/4/16 – foto di Antispecist* Libertar* Ferrara

Eppure questo particolare sembra non interessare a nessuno, neanche al movimento animalista che, a quanto pare, si accontenta (e in alcuni casi addirittura gioisce postando con entusiasmo foto sui social networks) di sapere che le pecore si trovano su un prato (spesso contenute con recinzioni, anche elettriche, e sotto il controllo dei cani e del pastore) piuttosto che in una stalla.

Ancora una volta troppi si fanno ingannare dall’illusione del benessere animale, della carne felice, degli animali (relativamente) liberi, ma comunque destinati a una fine atroce al mattatoio.

Non può esistere alcun tipo di allevamento “etico”, né di sfruttamento “buono”. Perché, in fin dei conti, di questo si tratta: di una forma di sfruttamento che, da un punto di vista antispecista, non può essere eticamente accettabile, anche se sicuramente fa comodo a molti: al pastore, all’amministrazione comunale, alle aziende agricole che si fanno pubblicità promuovendo questo tipo di iniziative anche nell’ambito delle scuole e, a volte, anche alle multinazionali. Infatti il caso di pecore usate come tosaerba ha avuto un precedente nel 2011 a Cassinetta di Biandronno (VA) attraverso una collaborazione tra Coldiretti e Whirlpool, multinazionale degli elettrodomestici[7].

Ritornando al caso di Ferrara, l’amministrazione ha fatto sapere che le pecore “tosaerba” potrebbero tornare a settembre per il secondo sfalcio. Un singolo sfalcio costerebbe tra i 3.500 e i 4.000 euro, quindi in un anno il Comune risparmierebbe circa 8.000 euro[8]. Mentre la Coldiretti informa che in Emilia Romagna le pecore e le capre che potrebbero essere impiegate come tosaerba sono 60.000 e ricorda che in Emilia Romagna pecore e capre valgono circa 5 milioni di euro di indotto[9].

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Pecore e agnelli nel sottomura di via Bacchelli – 9/4/16 – foto di Antispecist* Libertar* Ferrara

 Ma c’è anche un’altra questione che fino a pochi giorni fa non era stata svelata all’opinione pubblica: il pastore Massimo Freddi è stato multato a fine dicembre nel suo passaggio a Bondeno (FE) per irregolarità nell’esecuzione del test della brucellosi, dovute anche all’adozione di diverse normative nelle varie regioni. A metà gennaio a Ravalle il test della brucellosi è stato eseguito su tutto il gregge, come previsto dalla normativa applicata dalla Regione Emilia Romagna[10]. Al di là della regolarizzazione degli animali, e dell’autorizzazione della Asl, fa uno strano effetto la battuta del pastore: “La multa la pagheranno le pecore, io i soldi non li ho”. Le pecore pagheranno con la propria vita la scelte di alcuni animali umani di nutrirsi di altri esseri senzienti e di altri, come Freddi, di fare dello sfruttamento animale il proprio mestiere.

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Piccolo agnellino, eri immobile e distante dal resto del gregge, ho pensato che fossi morto. Ma quando mi sono avvicinata per farti le foto hai alzato la testa e hai belato. Comunque so che il tuo destino è già stato deciso. E, anche se non ci sono parole per esprimere questo dolore, questo articolo è dedicato a te.

Riferimenti:

  1. Scappo nella città: la vita, l’amore, le pecore http://www.listonemag.it/2016/04/01/scappo-nella-citta-la-vita-lamore-le-pecore/
  2. Nel sottomura erba ideale per le mie 800 pecore e niente zecche http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/04/01/news/nel-sottomura-erba-ideale-per-le-mie-800-pecore-e-niente-zecche-1.13220316
  3. Un gregge di pecore diventa “tosaerba” per il Sottomura http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/03/22/news/un-gregge-di-pecore-diventa-tosaerba-per-il-sottomura-1.13172123
  4. Giardinaggio nel sottomura, il Comune assume capre e pecore http://www.estense.com/?p=537899
  5. Le pecore nel sottomura il 31 marzo http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/03/26/news/le-pecore-nel-sottomura-il-31-marzo-1.13193662
  6. Questa sì, questa no – Storie di pascolo vagante https://pascolovagante.wordpress.com/2008/04/29/questa-si-questa-no/
  7. A Varese assunte in fabbrica 1.200 pecore. Come tosaerba biologico http://magazine.quotidiano.net/ecquo/ecquo/2011/05/07/a-varese-assunte-in-fabbrica-1-200-pecore-come-tosaerba-biologico/
  8. Pecore giardiniere https://www.facebook.com/GeoRai3/posts/851610284965058
  9. Ferrara come Parigi, le pecore tra Sottomura e la Senna http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/04/01/news/ferrara-come-parigi-le-pecore-tra-sottomura-e-la-senna-1.13221167
  10. Il pastore del gregge: «La multa la pagheranno le pecore, io i soldi non li ho» http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/04/11/news/il-pastore-del-gregge-multato-la-pagheranno-le-pecore-io-i-soldi-non-li-ho-1.13278134?ref=fbfnf

Educazione al consumismo – Il lato oscuro di McDonald’s – SECONDA PARTE

Educazione al consumismo – prima e seconda parte pdf

 

Varie strategie sono state usate da McDonald’s per mettere a tacere le critiche sul suo operato e costruirsi un’immagine positiva agli occhi del pubblico. Per esempio, compiendo “buone azioni a favore della comunità”, come la partecipazione ad eventi di beneficenza o la fondazione di Case Ronald vicino agli ospedali per le famiglie che hanno figli ricoverati[47]. Ma anche minacciando con denunce di diffamazione la stampa, i canali televisivi, i gruppi ambientalisti e altri, che hanno criticato la multinazionale[48].

Negli ultimi anni la strategia più usata da McDonald’s (e da molte altre aziende) è quella del greenwashing, attraverso cui cerca di vendersi come sostenibile, quando altro non è che un’azienda che, come molte altre, ha fondato il suo business sullo sfruttamento globalizzato dell’ambiente e degli animali, umani e non umani. E così ha cambiato il logo da rosso a verde; ha aperto un fast food vegetariano in India[49]; ha introdotto alternative vegetariane in alcuni ristoranti[50, 51]; nel 2003 ha aperto il primo McDonald’s con frigoriferi senza idrofluorocarburi (gas ad effetto serra) con tanto di congratulazioni da parte di Greenpeace[52]; nel 2007 a seguito di una collaborazione tra McDonald’s e Greenpeace, i commercianti di soia brasiliani hanno accettato di disporre una moratoria di 2 anni sull’acquisto di soia coltivata in aree recentemente deforestate della foresta amazzonica, affinché, come disse Laurie Johnson, portavoce della multinazionale Cargill: “ognuno abbia tempo di pianificare come controllare meglio le coltivazioni e proteggere la foresta”, in sostanza quella sospensione è stata un contentino in attesa di tornare a sfruttare e distruggere la foresta amazzonica in modo pianificato, e anche in questo caso non mancano le congratulazioni di Greenpeace[53]. McDonald’s ha anche vinto 3 premi dell’RSPCA per l’arricchimento ambientale nell’allevamento delle galline ovaiole, diversi premi di CIWF sia nell’ambito dell’allevamento delle galline ovaiole che per l’allevamento di altri animali[54, 55]. A questi si aggiunge il premio Spira della Humane Society vinto quest’anno per l’impegno a terminare entro il 2025 l’uso di uova prodotte da galline allevate in gabbia[56]. Come se l’allevamento di esseri senzienti non fosse di per sé una forma di schiavitù e di sfruttamento ingiustificabile.

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A tutto ciò possiamo aggiungere i danni, talvolta sottostimati, provocati dall’industria della carne e dei derivati animali all’ambiente. Secondo le stime del World Watch Institute il bestiame e i suoi sottoprodotti rappresentano almeno il 51% delle emissioni annuali di gas serra in tutto il mondo[57], e non il 18% come riferito del report della FAO “Livestock’s Long Shadow” del 2006.

Il consumo di carne è la forza scatenante di tutte le principali categorie di danno ambientale che minacciano il futuro dell’umanità: la deforestazione, l’erosione, la scarsità d’acqua, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l’ingiustizia sociale, la destabilizzazione delle comunità e la diffusione delle malattie[58]. E aprire dei ristoranti con frigoriferi senza idrofluorocarburi o coordinare gli studi (The Beef Carbon Project) sulla riduzione delle emissioni di gas serra durante la produzione di carne bovina[59]; anche se con le congratulazioni del WWF[60], che ovviamente non si lascia scappare occasione per collaborare con le peggiori multinazionali[61]; non potrà cancellare decenni di sfruttamento e uccisione di animali (anche umani) e di devastazione dell’ambiente.

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Riferimenti:

47) McDonald’s “Charitable” Activity http://www.mcspotlight.org/company/charitable/index.html

48) Legal intimidation: a SLAPP in the face of democracy – Fiona Donson http://www.mcspotlight.org/case/trial/verdict/legalint.html

49) McDonald’s opens vegetarian-only restaurant http://www.bbc.com/news/business-19479013

50) Germany McDonald’s sells burger made with Peruvian quinoa http://www.peruthisweek.com/news-germany-mcdonalds-sells-burger-made-with-peruvian-quinoa-107398

51) McDonald’s: potresti mai immaginarlo vegano? http://earthriot.altervista.org/blog/mcdonalds-potresti-mai-immaginarlo-vegano/

52) What do you do when a bad guy does a good deed? http://www.greenpeace.org/international/en/news/features/mcdonald-s-bad-guys-do-good/

53) New Allies on The Amazon http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/04/23/AR2007042301903.html

54) What makes a good egg? http://www.mcdonalds.co.uk/ukhome/whatmakesmcdonalds/articles/good-egg.html

55) Compassion In Food Business: McDonald’s UK http://www.compassioninfoodbusiness.com/award-winners/food-service/mcdonalds-global/mcdonalds-europe/mcdonalds-uk/

56) Multinazionali dell’attivismo: la svendita degli ideali http://earthriot.altervista.org/blog/3168-2/

57) Livestock and Climate Change: What if the key actors in climate change were pigs, chickens and cows? https://www.worldwatch.org/files/pdf/Livestock%20and%20Climate%20Change.pdf

58) Meat – Now, it’s not personal! http://www.worldwatch.org/system/files/EP174A.pdf

59) McDonald’s seeks to cut cows’ methane emissions http://www.theguardian.com/environment/2010/jan/10/mcdonalds-methane-emissions-cattle

60) McDonald’s and Sustainability: We’re Lovin’ It http://www.worldwildlife.org/blogs/on-balance/posts/mcdonald-s-and-sustainability-we-re-lovin-it

61) McDonald’s e Wwf: indovina chi viene a cena? http://earthriot.altervista.org/blog/mcdonalds-e-wwf-indovina-chi-viene-a-cena/


Educazione al consumismo – Il lato oscuro di McDonald’s – PRIMA PARTE

Educazione al consumismo – prima e seconda parte pdf

McDonald s Premia la scuola

Ci risiamo: McDonald’s prova nuovamente a rifarsi un’immagine pulita, questa volta attraverso l’iniziativa McDonald’s Premia la Scuola, che prevede 2 tipi di gare.

La prima è quella che viene definita la gara artistica, il cui tema è: “come possiamo far vivere, anche dopo la fine di Expo Milano 2015, le idee e i valori di questo grande evento?”

Ma quali sarebbero i “valori dell’Expo 2015”? Forse l’idea falsata di “sostenibilità” promossa da multinazionali dello sfruttamento e della devastazione ambientale quali Nestlé, Coca-Cola, Monsanto, DuPont Pioneer, Eni, e dalla stessa McDonald’s. O forse la costruzione di opere inutili che ha comportato cementificazione con danni irrimediabili a parchi cittadini e l’esproprio di terreni agricoli. Magari la corruzione e le infiltrazioni mafiose o lo sfruttamento dei lavoratori e dei “volontari”, che ha contribuito a diffondere e a normalizzare la precarietà. Non mi dilungo ulteriormente sui “valori” dell’Expo[1, 2, 3, 4], mi preme invece spiegare il secondo tipo di gara che, per certi aspetti, è anche più controversa e inquietante della prima e che, per la regione Emilia Romagna, è stata vinta da una scuola media di Ferrara: la Dante Alighieri[5].

Si tratta di una gara a raccolta punti basata sul consumo dei prodotti McDonald’s: 1 euro speso 1 punto, 3 punti per le consumazioni all’interno di Expo. Questa gara ha suscitato polemiche sia a livello nazionale[6] che locale[7], in particolare per la promozione del consumismo e per l’aspetto salutistico del consumo dei cibi dei fast-food.

McDonald's

Fotografia dal progetto “Gli Intoccabili” di Erik Ravelo

 

Vorrei andare oltre le polemiche tra partiti e istituzioni che, come al solito, non porteranno da nessuna parte, e invitare a riflettere su alcuni problemi che riguardano tutti, affinché ognuno sia libero di scegliere consapevolmente.

McDonald’s ha sempre rivolto le sue operazioni di marketing soprattutto ai bambini, grazie alla creazione del personaggio del clown Ronald McDonald, agli spot televisivi, e ai giochi (che, oltretutto, vengono prodotti attraverso lo sfruttamento dei lavoratori e del lavoro minorile) che si trovano nell’Happy Meal[8] o fanno parte di campagne promozionali come burger-a-day[9] (che consiste nel comprare un pasto tra gli Extra Value Meal ogni giorno per 28 giorni per collezionare una serie di giocattoli); promuovendo di fatto il consumo di prodotti di scarso valore nutrizionale e alto contenuto di grassi e zuccheri[10]. Diversi studi hanno evidenziato un’associazione tra l’obesità infantile e l’influenza delle pratiche di marketing di cibi e bevande non salutari sul comportamento alimentare dei bambini[11, 12, 13]. È bene ricordare che oltre all’obesità, che a sua volta è un fattore di rischio per disturbi del comportamento alimentare come bulimia e anoressia[14, 15], un’alimentazione basata sul consumo di carni rosse, carni lavorate, cibo fritto, ricco di grassi, zuccheri e sale e povero di vitamine e fibre è legata allo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete e cancro[16, 17, 18, 19, 20].

Inoltre, come ho anticipato, McDonald’s sfrutta adulti e bambini anche per produrre i giocattoli che si trovano negli Happy Meals:

  • nel gennaio del 1992, 23 operai della fabbrica Chi Wah Toy a Zhuhai, in Cina, finirono in ospedale per avvelenamento da benzene, 3 morirono[21]
  • il 21 febbraio del 1997, 220 operai della fabbrica Keyhinge Toys a Da Nang City, in Vietnam, si ammalarono gravemente a causa di un’intossicazione da acetone[22]. Nella Keyhinge Toys lavoravano circa 1000 persone, soprattutto ragazze tra i 17 e i 20 anni, 10 ore al giorno, sette giorni alla settimana, con salari più bassi del minimo consentito, senza assicurazione sanitaria e previdenza sociale. Multe e punizioni, anche corporali, venivano imposte regolarmente ai lavoratori. Inoltre la proposta del STCLP di assistere la Keyhinge Toys nella progettazione e nell’istallazione, nella fabbrica, di un adeguato sistema di ventilazione fu rifiutata. McDonald’s se ne lavò le mani rispondendo che la responsabilità dei problemi nelle fabbriche di giocattoli in Cina e Vietnam è dell’azienda statunitense M-B Sales, che si occupa di rifornire McDonald’s[23, 24]
  • Nel 2000 un’investigazione dell’Hong Kong Christian Industrial Committee ha scoperto 5 fabbriche di giocattoli nel sud della Cina che sfruttavano bambini. In particolare nella City Toys Ltd., che riforniva varie aziende, tra le quali anche McDonald’s, sono stati trovati più di 160 bambini, tra i 12 e i 15 anni, che lavoravano 16 ore al giorno, sette giorni alla settimana, con un paio di giorni liberi al mese[25]. Inizialmente McDonald’s ha negato l’esistenza del lavoro minorile, ma ha ammesso di aver trovato delle irregolarità; poi ha cancellato il contratto con la City Toys, senza impegnarsi nella riabilitazione dei bambini, ancora una volta vittime, abbandonate ad altre forme di sfruttamento[26, 27]
  • Nel 2005 in Vietnam, 9.300 operai della Keyhinge Toyshanno protestato con 2 giorni di sciopero contro le condizioni di lavoro nella fabbrica[28]
  • Nel 2006 a Beijing, in Cina, 1.000 operai di una fabbrica, che produce giocattoli per McDonald’s e altre aziende, hanno protestato contro le condizioni di lavoro nella fabbrica[29]

The Tuscaloosa News

Articolo di The Tuscaloosa News del 28 agosto 2000

 

Ma non è tutto: nel 2001, in Gran Bretagna, 2 ristoranti di McDonald’s sono stati multati per sfruttamento del lavoro minorile[30]. Nel 2010 in un McDonald’s di Baltimora sono state trovate violazioni sia nell’ambito del lavoro minorile sia negli standard di sicurezza[31]. Inoltre negli Stati Uniti tra il 2008 e il 2012 sono stati riportati diversi casi di molestie sessuali sui lavoratori in ristoranti McDonald’s a Durango[32], Albuquerque[33], New York[34] e Madison[35].

Nel 2014 un affiliato di McDonald’s della Pennsylvania è stato citato dal Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti per lo sfruttamento di 291 lavoratori dei fast-food, stabilendo l’assegnazione di 205.977 dollari di stipendi arretrati e risarcimento danni[36, 37], questo a seguito di una protesta della Guestworker Alliance iniziata nel 2013 che denunciava lo sfruttamento dei lavoratori stranieri[38, 39].

In un’intervista del 1997, nell’ambito del processo McLibel, il sindacalista internazionale Dan Gallin ha riferito che la multinazionale è stata coinvolta in scandali di corruzione nel tentativo di impedire la sindacalizzazione dei suoi fast food e che nel 1994 in Francia 10 manager di McDonald’s sono stati arrestati nel corso di uno di questi tentativi[40]. Nonostante i 2 attivisti accusati di diffamazione siano stati giudicati colpevoli, il giudice ha dichiarato che l’accusa rivolta a McDonald’s di pagare male i suoi dipendenti e di contribuire a tenere bassi gli stipendi per i lavoratori del catering in Gran Bretagna, si è dimostrata veritiera; mentre secondo il giudice l’affermazione che McDonald’s preverrebbe la sindacalizzazione eliminando i lavoratori a favore dei sindacati sarebbe falsa[41]. Sta di fatto che, giusto per fare alcuni esempi, nel 1998, 2 lavoratori di un McDonald’s di Macedonia, in Ohio, sono stati licenziati in seguito ad uno sciopero, inoltre non è stato ottenuto nulla di ciò McDonald’s aveva promesso ai lavoratori[42]; nello stesso anno in Canada si riuscì a sindacalizzare il McDonald’s di Squamish, ma la concessione sindacale fu revocata l’anno seguente[43]; nel 2001 a Montreal un fast food è stato chiuso dopo aver ottenuto la concessione sindacale[44, 45, 46].

L’articolo continua con la seconda parte, che verrà pubblicata giovedì, insieme alla versione completa, scaricabile liberamente.

 

Riferimenti:

1) Articoli di Earth Riot sull’Expo http://earthriot.altervista.org/blog/tag/expo-2015/

2) Expopolis http://www.offtopiclab.org/expopolis/

3) Nessuna faccia buona, pulita e giusta a EXPO 2015 https://antispefa.noblogs.org/files/2014/07/nessuna-faccia-buona-pulita-giusta-a-expo-2015_2014.pdf

4) Expo2015: la fiera universale della precarietà http://www.cafebabel.it/societa/articolo/expo2015-la-fiera-universale-della-precarieta.html

5) La Dante Alighieri ha vinto il premio McDonald’s scuola http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/01/24/news/la-dante-alighieri-ha-vinto-il-premio-mcdonald-s-scuola-1.12836735?refresh_ce

6) McDonald’s, raccolta punti per le scuole finisce in Parlamento. Interrogazioni M5S. Faraone: “Polemica inutile” http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/17/mcdonalds-raccolta-punti-per-le-scuole-finisce-in-parlamento-interrogazioni-m5s-faraone-polemica-inutile/2382040/

7) La ‘Buona Scuola’ svenduta a McDonald’s per un pugno di euro http://www.estense.com/?p=523552

8) A toy story: Association between young children’s knowledge of fast food toy premiums and their fast food consumption http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S019566631530057X

9) Legislators Warn On Burger Drive Boycott urged over McMunch toy campaign http://www.mcspotlight.org/media/press/schinamp_12sep98.html

10) Children as Consumers: Advertising and Marketing http://futureofchildren.org/publications/journals/article/index.xml?journalid=32&articleid=62&sectionid=304

11) Calls for restricting the marketing of unhealthy foods to children ignored by policy makers http://www.cfp.ca/content/60/11/969.full

12) Television advertising and branding. Effects on eating behaviour and food preferences in children http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0195666312000980

13) The extent, nature and effects of food promotion to children: a review of the evidence http://www.who.int/dietphysicalactivity/publications/Hastings_paper_marketing.pdf

14) Eating Disorders and Obesity: How are They Related? http://nedic.ca/eating-disorders-and-obesity-how-are-they-related

15) Communicating about eating disorders and obesity http://www.nedc.com.au/eating-disorders-and-obesity

16) Consumption of Fried Foods and Risk of Heart Failure in the Physicians’ Health Study http://jaha.ahajournals.org/content/4/4/e001740.abstract

17) Fried-food consumption and risk of type 2 diabetes and coronary artery disease: a prospective study in 2 cohorts of US women and men http://ajcn.nutrition.org/content/early/2014/06/18/ajcn.114.084129.abstract

18) Fried Food Consumption and Cardiovascular Health: A Review of Current Evidence http://www.mdpi.com/2072-6643/7/10/5404

19) Carcinogenicity of consumption of red and processed meat http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(15)00444-1/abstract

20) Association Between Diet During Preadolescence and Adolescence and Risk for Breast Cancer During Adulthood http://www.jahonline.org/article/S1054-139X(12)00352-7/abstract

21) Toys can damage workers’ health – International Union Rights http://www.citinv.it/associazioni/CNMS/archivio/lavoro/iur_acetone.html

22) I crimini delle multinazionali – Klaus Werner & Hans Weiss

23) Toys can damage workers’ health – International Union Rights http://www.citinv.it/associazioni/CNMS/archivio/lavoro/iur_acetone.html

24) “Happy Meal” Toys Made by Sad Sweatshop Workers http://www.albionmonitor.com/9705a/happymeal.html

25) McDonald’s employing child labour to produce toys http://www.hartford-hwp.com/archives/55/336.html

26) Child Labour in China http://clb.org.hk/en/content/child-labour-china

27) We Protest against McDonald’s Repudiation of Facts and its Responsibility http://www.mcspotlight.org/campaigns/countries/chi/statemen.html

28) Angry workers return to Happy Meal toy factory http://www.taipeitimes.com/News/worldbiz/archives/2005/05/14/2003254672

29) Chinese Workers Protest at Factory Making Toys for McDonald’s http://www.nytimes.com/2006/07/28/world/asia/28china.html?_r=2&

30) £12,400 child labour fine on McDonald’s http://www.theguardian.com/uk/2001/aug/01/childprotection.society

31) Phoenix McDonald’s fined for child labor violations http://articles.baltimoresun.com/2010-07-13/news/bs-md-co-mcdonalds-labor-20100713_1_child-labor-wage-and-hour-division-hours-minors

32) McDonald’s francise to pay $505,000 for sexual harassment of young women, including teens http://www.eeoc.gov/eeoc/newsroom/release/archive/4-7-08.html

33) McDonald’s francise to pay $115,000 for sexual harassment of two young women http://www.eeoc.gov/eeoc/newsroom/release/archive/3-24-09c.html

34) Mcdonald’s USA To Pay $50,000 To Settle EEOC Sex Harassment Suit http://www.eeoc.gov/eeoc/newsroom/release/10-20-10d.cfm

35) Owner of 25 McDonald’s Restaurants to Pay $1 Million in EEOC Sexual Harassment Suit http://www.eeoc.gov/eeoc/newsroom/release/7-18-12a.cfm

36) Victory at McDonald’s! – 2-18-14 http://www.guestworkeralliance.org/2014/02/victory-at-mcdonalds-2-18-14/

37) Former McDonald’s franchisee agrees to pay nearly $211,000 in unpaid wages, damages and penalties following US Labor Department investigation http://www.dol.gov/opa/media/press/whd/WHD20140136.htm

38) McDonald’s Must Pay! Campaign Overview http://www.guestworkeralliance.org/2013/03/mcdonalds-must-pay-campaign-overview/

39) Student Guestworkers to McDonald’s: Protect ALL Your Workers http://www.guestworkeralliance.org/2013/03/student-guestworkers-to-mcdonalds-protect-all-your-workers/

40) Dan Gallin, General Secretary of the IUF, talks about McDonald’s real attitude to its workers http://www.mcspotlight.org/people/interviews/gallin.html

41) Chief Justice Bell’s Verdict – Summary of the judgement: employment practices http://www.mcspotlight.org/case/trial/verdict/verdict10_sum.html

42) Ohio McDonalds workers attempt precedent-setting organizing effort http://www.afn.org/~iguana/archives/1998_07/19980704.html

43) The Burger International revisited http://www.leftbusinessobserver.com/McDonalds2.html

44) McDo de la rue Peel: «Une fermeture qui ne trompe personne» http://archives-2001-2012.cmaq.net/en/node/6059.html

45) Arch Enemy http://www.mcspotlight.org/media/press/mcds/robreportonbusi310801.html

46) Do unions have a future? http://www.theglobeandmail.com/report-on-business/rob-magazine/do-unions-have-a-future/article10310754/

 

 


Capitalismo vegan e infiltrazioni fasciste

Riceviamo e pubblichiamo questo interessante articolo di Earth Riot

Il consumatore rappresenta l’ultimo anello di quella catena di sfruttamento che l’industria stringe attorno al Pianeta, da un lato anch’egli vittima delle scelte di mercato che gli vengono imposte, dall’altro attore protagonista che può tracciare la direzione che il mercato stesso prende.

Schiavo del sistema o complice inconsapevole, il consumatore riveste ugualmente un ruolo chiave in quelle dinamiche di mercato che egli stesso genera attraverso scelte quotidiane più o meno consapevoli, determinando quindi la domanda di un dato prodotto, consegnando il suo personale benestare all’azienda di turno, che può così continuare a condurre crimini ai danni dell’ambiente, degli animali e delle persone nel nome del capitalismo.

A finanziare questi crimini e ad alimentare un ciclo produttivo che sta portando la Terra al collasso, esaurendone le risorse naturali, è quindi il consumatore stesso, una fascia nella quale rientrano ovviamente anche i vegani.

Il vegano medio ultimamente sembra aver perso di vista i principi e gli obiettivi che contraddistinguono questo ideale di vita, oggi invece più intento nell’offrire pubblicità gratuita alle infinite linee di cibi vegan che stanno invadendo il mercato cavalcando l’onda del capitalismo “verde”, alla ricerca di nuove fasce di consumatori da sfruttare.

Il veganismo non nasce come mera scelta alimentare, come dieta per mantenersi in forma né tanto meno come moda da svendere al mercato che puntualmente arriva a mercificare ogni tipo di lotta svuotandola di fatto di ogni ideale e valore.

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Il veganismo è un atto politico contro quelle dinamiche di sfruttamento che contraddistinguono il sistema specista, ma l’obiettivo non deve essere quello di “veganizzare” l’industria quanto di prendervi le distanze, rifiutando quei processi di produzione alienanti che generano ugualmente un impatto ambientale e limitano la libertà di animali e persone.

Ma sopratutto il veganismo deve essere visto e assunto come atto disinteressato volto esclusivamente a perseguire la libertà di chi quotidianamente viene schiavizzato, giustiziato e ridotto a oggetto di consumo.

L’ambiente vegan in quest’ultimo periodo invece sta perdendo completamente di vista gli obiettivi primari di questa ideologia, fornendo al mercato terreno fertile nel quale far proliferare una nuova generazione di prodotti e di fatto accettando di essere assorbito in quel calderone di consumismo e capitalismo che offre ad aziende e multinazionali nuove risorse per poter condurre indisturbate le loro opere di sfruttamento.

L’attenzione pare essersi spostata sulla quantità di prodotti vegan messi a disposizione dal mercato per facilitare la vita di chi ha intrapreso questo percorso, senza alcun tipo di riflessione o spunto critico in merito a ciò che questo comporta, convinti che sia sufficiente questo per giungere alla liberazione animale o che comunque questa sia la strada giusta da percorrere.

In questo panorama di mercificazione della lotta e di smantellamento di ogni ideale, capita di assistere a scene di giubilo quando al supermercato di turno viene introdotto il reparto vegan, ignorando che, come giustamente sottolineato da Desirée di Agripunk nel corso di una conferenza, “il reparto vegan nei supermercati c’è sempre stato”. Frutta, verdura, legumi e cereali sono sempre stati venduti nei luoghi della grande distribuzione, ma ora pare che il vegano abbia bisogno di un reparto apposito che legittimi la sua esistenza, quando invece ciò a cui dovrebbe portare questa scelta è una ricerca di prodotti semplici, liberi da imballaggi che inquinano l’ambiente dove gli stessi animali vivono, preoccupandosi di rispettare criteri elementari come il chilometro zero e la stagionalità.

Il veganismo dovrebbe essere contraddistinto dal desiderio di recuperare aree verdi perdute dove far sorgere orti liberi che possano garantire cibo per tutt* e non nuovi casermoni di cemento a soffocare un Pianeta già saturo nei quali rinchiudersi per farsi mettere in fila dal mercato, continuando di fatto a essere schiavi e finanziatori del sistema. La politica dei piccoli passi e la favola degli input da far pervenire alle varie aziende è fallimentare e ci ha condotto esattamente dove ci troviamo ora, e serve solo a chi la causa la vuole sfruttare per i propri guadagni personali. Come nel caso della linea Io-Veg, che ultimamente pare aver contagiato diversi vegan alla ricerca spasmodica delle offerte che Esselunga e Carrefour propongono su questi prodotti. La linea di prodotti vegan in questione appartiene all’ex Ministra Michela Vittoria Brambilla, che già in passato ha dimostrato la sua bravura nello sfruttare situazioni che gli potessero generare un profitto economico o voti a livello politico. Acquistare prodotti appartenenti alla linea Io-Veg non solo significa accettare di alimentare quel sistema votato al consumismo e al capitalismo, ma anche finanziare esponenti fascisti che hanno contribuito alle infiltrazioni all’interno del movimento per la liberazione animale. Un movimento, quello per la liberazione animale, umana, della Terra, che l’antispecismo rappresenta e di cui il veganismo ne è parte integrante, un parte che sta subendo un attacco sia dal mercato in quell’opera di mercificazione degli ideali che da quelle che non possono neanche più definirsi infiltrazioni, ma costituzione di movimenti paralleli basati però su principi che rappresentano l’esatto opposto degli ideali antispecisti. Questo fenomeno, oltre ad alimentare un clima di confusione, pone anche di fronte alla necessità di condurre due lotte parallele: da un lato quella per il risveglio delle coscienze che possa portare alla liberazione totale, dall’altro quella contro chi porta avanti un discorso di liberazione animale, ma promuovendo al contempo idee razziste, sessiste, fasciste e omofobe.

 Nessun* è veramente liber* se non siamo liber* tutt*

 

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La favola della carne felice

Pubblichiamo il seguente articolo di Earth Riot nella speranza che possa far riflettere sul fatto che non può esistere una “macellazione etica” e non ha senso parlare di “benessere animale” in riferimento alla schiavitù e allo sfruttamento degli animali

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Apri la bocca, chiudi gli occhi… voltati mentre li uccidiamo!

Manca solo quest’ultima parte al video promosso dall’associazione Compassion in World Farming Italia in merito alla campagna “Non nel mio piatto” lanciata di recente e mirata a sensibilizzare il consumatore sulle condizioni degli animali negli allevamenti intensivi attraverso un lavoro di ipocrisia e la strumentalizzazione di termini privati di ogni significato e valore, come “sostenibilità” e “benessere animale”.
L’associazione C.I.W.F., fondata nel 1967 da un allevatore di mucche da latte, è nata al preciso scopo di dare la possibilità agli allevatori di autoregolarsi senza dover dare spiegazioni sulle tecniche impiegate negli allevamenti animali.
In questi ultimi anni C.I.W.F. sta conducendo un lavoro di disinformazione, promuovendo concetti quali “carne felice” o “benessere animale” nel tentativo di far credere al consumatore che queste siano pratiche realmente a favore della libertà e della vita degli animali.
Ma in realtà si tratta solamente dell’ennesimo organo volto a certificare e tutelare gli interessi di chi produce a discapito di chi diventa prodotto, alimentando quel meccanismo che nasconde al consumatore la verità sulla produzione di carne e derivati animali.
Un aspetto confermato dalla lista delle aziende premiate tra le quali compaiono nomi illustri come Amadori, Cremonini, Barilla, Coca Cola, McDonald’s, KFC, Burger King e molti altri, che dello sfruttamento animale, ambientale e sociale hanno fatto il loro personale marchio di fabbrica.
Sulla pagina del sito di Compassion in World Farming Italia, dedicata alla campagna “Non nel mio piatto”, viene utilizzato un approccio e terminologie che si accostano molto a quelle utilizzate da chi lotta per la liberazione animale, quasi volessero convincere gli stessi attivisti a unirsi a ciò che loro identificano come “movimento”.
Per convincere il lettore a unirsi alla loro campagna utilizzano strategicamente le stesse motivazioni sulle quali l’attivista antispecista punta il riflettore da decenni: deforestazione, impatto ambientale, fame nel mondo, aggiungendovi la salute del consumatore.
La campagna e l’associazione C.I.W.F. però non portano avanti un pensiero animalista né tanto meno antispecista, e questo si può facilmente intuire già dalla riga del loro sito quando domandano al consumatore, e forse anche a loro stessi, “sappiamo cosa mangiamo?”.
Un’espressione specista, in quanto identifica l’animale macellato per la produzione di carne e derivati esclusivamente come bene di consumo, i cosiddetti “animali da reddito”, mentre la domanda che tutti dovremmo porci è: “sai chi mangi?”.
Questo approccio è funzionale a rafforzare il concetto di “delega” che porta il consumatore a condurre i propri acquisti senza alcun senso critico, ignorando o volendo ignorare la sofferenza di un animale destinato ad essere ucciso per le tasche dei produttori e la pancia di chi compra.
Sempre sul loro sito si fa leva su come la sofferenza animale sia una catastrofe per noi e per il Pianeta ma non per l’animale stesso, a sottolineare che il solo obiettivo di C.I.W.F. è quello di spostare i consumi di carne e derivati animali dagli allevamenti intensivi a quelli secondo loro maggiormente sostenibili, ma che comunque prevedono il sacrificio animale, facendo credere al consumatore che esista la “carne felice”.
Spiegare quali siano i reali interessi di questa associazione fondata da allevatori del resto è molto semplice, e possiamo farlo attraverso le parole di Nino Florenzano, una delle persone ad aver collaborato alla realizzazione della campagna, che sul suo profilo Facebook lo scorso 21 gennaio ha risposto a una domanda scrivendo:

Il problema non è tanto il fatto che finiscano nei nostri piatti, ma le sofferenze inutili cui sono sottoposti in vita.

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In sintesi, continuiamo pure a ucciderli per il profitto e il consumismo, ciò che conta è che prima ricevano tante carezze.
Il concetto di “benessere animale” sostenuto e diffuso da C.I.W.F. come da Coop, Amadori, Slow Food etc., è privo di ogni significato e punta solo a salvare una produzione che per queste aziende è vitale, spingendo sul tasto che l’animale è contento di esser macellato se prima ha potuto condurre una vita, nonvita, potendo vedere un po’ di più la luce del sole rispetto a chi viene rinchiuso in un allevamento intensivo.
Ma sempre di schiavitù si tratta, di una nonvita al servizio dell’uomo, privati di ogni soggettività nell’attesa di venire sacrificati.
Il video realizzato da C.I.W.F. per promuovere la campagna “Non nel mio piatto” non è diverso da un qualsiasi spot pubblicitario, nel quale dichiarano che “nessuno ti mostra la verità degli allevamenti intensivi”, quasi volendo prendersene il merito, ma senza mostrare
l’atto dell’uccisione, e ignorando che quella verità è stata svelata ormai da anni grazie alle indagini svolte da molti gruppi animalisti.
Il video poi si chiude con la frase “battiamoci insieme per un’alternativa etica”, e per i guadagni personali di C.I.W.F. aggiungiamo noi, considerando che i primi e unici beneficiari di uno spostamento dei consumi sarebbero loro stessi.
Parlare di “alternativa etica” è sbagliato; è necessario piuttosto sviluppare un pensiero nonviolento che rifiuti la schiavitù e il sacrificio degli animali, alimentando il rispetto verso chi dovrebbe poter vivere il libertà su di un Pianeta che la offre a tutt*, senza distinzioni di specie.
Il solo concetto di “benessere animale” accettabile è quello che prevede la liberazione degli stessi, un processo che non si può ottenere a piccoli passi perché è a causa di questi piccoli passi e del “sempre meglio di niente” che ora esistono associazioni come C.I.W.F., che tentano di mischiarsi con l’animalismo e l’antispecismo, svuotando di ogni valore la lotta che molti tentano di condurre.
Solo per il fatto di essere utilizzato da aziende simbolo del capitalismo, del consumismo, dello sfruttamento globalizzato, il concetto di “benessere animale” perde di ogni significato, diventando l’ennesima mossa di marketing volta al non perdere vecchi consumatori e all’accaparramento di nuovi.
Il “benessere animale”, come realmente deve essere concepito, esiste, ma al di fuori dei circuiti appartenenti al dio denaro, e prende la definizione più consona di “liberazione animale”. Quella liberazione animale condotta nel lato pratico da rifugi-santuari, come ad esempio Agripunk e Ippoasi, che si preoccupano di offrire una seconda vita a chi è stato salvato dal macello, tutelando gli animali non umani in un ambiente protetto per impedire che cadano nuovamente vittime del sistema specista. Nell’attesa di una Terra resa nuovamente libera da cemento, industrie e devastazione, e da quelle forme di dominio e prevaricazione figlie di un pensiero antropocentrico che determina chi è degno di vivere in libertà e chi invece in attesa di essere giustiziato.
Perché il quesito che tutt* dovrebbero porsi prima o dopo non è cosa mangiamo, e neanche chi mangiamo, ma piuttosto: come vivrebbero gli animali se non fossero schiavi del genere umano?