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#McRiot Bologna sabato 16 dicembre – mobilitazione anticapitalista contro le multinazionali dello sfruttamento globalizzato

McDonald’s, icona di consumismo e capitalismo, è il simbolo di quell’industria della carne e dei derivati animali che è causa di sfruttamento ambientale, animale e sociale.
La più grande catena di fast food nel mondo è anche il più grande acquirente di carne che, in Italia, gli viene fornita da Inalca (gruppo Cremonini) e Amadori, rispettivamente con 10.000 tonnellate di manzo annue e 9.000 di pollo.
Il business di McDonald’s è basato sulla schiavitù e lo sfruttamento di quei miliardi di animali non umani che ogni anno vengono privati della propria soggettività, ridotti a meri oggetti di guadagno per alcuni e di consumo per altri. Un’industria, quella della carne e dei derivati animali, che da sola ha causato la perdita dell’80% della foresta amazzonica, e che ogni anno contribuisce al surriscaldamento globale con il 51% delle emissioni di gas serra.
L’operato di McDonald’s contribuisce ad allargare quella spaccatura della società che vede circa un miliardo di persone affette da obesità, mentre circa 800 milioni soffrono ancora la fame a causa dello spreco delle principali fonti di sostentamento da parte dell’industria: servono 15 kg di cereali e 15.500 litri d’acqua per produrre un solo kg di carne.
Nel 2016 il Ministero dell’Istruzione italiano ha stretto un accordo con McDonald’s Italia per l’inserimento di 10.000 studenti all’anno all’interno dei fast food nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, di fatto consegnando nelle mani dei padroni la possibilità di avere manodopera gratuita anche per svolgere mansioni che dovrebbero essere svolte dai dipendenti, sono noti casi di studenti sfruttati per pulire i tavoli e i bagni dei ristoranti.
Le politiche pubblicitarie di McDonald’s si rivolgono principalmente ai bambini, consumatori del presente e del futuro, da un lato sfruttati per i guadagni della multinazionale, dall’altro schiavizzati negli stabilimenti dove vengono assemblati i giochi inseriti negli happy meal.
Nel 2000 la City Toys, allora fornitrice di McDonald’s, venne accusata dello sfruttamento di oltre 160 bambini, tra i 12 e i 15 anni, negli stabilimenti presenti nel sud della Cina.
Nel 2010 sono state rilevate violazioni nell’ambito del lavoro minorile e degli standard di sicurezza in un fast food di Baltimora, mentre nel 2014 un affiliato di McDonald’s della Pennsylvania è stato accusato dello sfruttamento di 291 lavoratori, questo a seguito di un’indagine partita nel 2013 che denunciava lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.
Questi sono solo alcuni esempi dei crimini condotti da McDonald’s, che però non hanno impedito alla multinazionale di avviare quell’opera di greenwashing funzionale a ripulire la propria immagine, al fine di fornire al consumatore un’impressione di sostenibilità che resta tale. Questo anche attraverso l’inserimento di scelte vegan nei menù nel tentativo di accaparrarsi nuovi clienti, e alla promozione del concetto di “benessere animale” che però si può ritenere tale solo se prevede la liberazione degli stessi.
Il colore dell’insegna non cambia la sostanza: McDonald’s resta sempre il simbolo dello sfruttamento globalizzato.

 

Negli anni ’90 Benetton ha avviato un’opera di accaparramento delle terre in Sud America che gli ha permesso di ottenere il dominio di 960.000 ettari nella Patagonia argentina. Terre strappate al popolo ancestrale Mapuche convertite in pascoli per la schiavitù di 260.000 ovini, 9.700 bovini e 1.000 cavalli, da cui proviene il 10% della lana prodotta da Benetton: circa 1.300.000 kg all’anno. Popolo Mapuche che da circa 30 anni cerca di resistere al regime oppressivo instaurato dal gruppo Benetton grazie alla complicità degli stati argentino e cileno, in quella che è un’area tristemente nota per i/le desaparecidos: persone di cui si sono perse le tracce a seguito dell’arresto da parte dei regimi argentini e cileni. Come accaduto lo scorso 1 agosto 2017, a seguito di un’illegittima irruzione da parte di 100 gendarmi nel Pu lof en resistencia a Cushamen (comunità mapuche in Argentina), a colpi di proiettili di gomma e piombo, si sono perse le tracce di Santiago Maldonado attivista per la liberazione della Terra. Il corpo senza vita di Santiago è stato ritrovato il 17 ottobre nel fiume Chubut. Il 25 novembre un altro attivista, Rafael Nahuel è stato assassinato nel corso dell’ennesimo raid repressivo condotto dalle forze di polizia ai danni del popolo Mapuche.
Tra i “successi” di Benetton va ricordata la vicenda Rana Plaza, fabbrica tessile che realizzava abbigliamento per diversi marchi, il cui crollo nel 2013 causò la morte di oltre 1000 persone, in un paese storicamente colpito da speculazione e sfruttamento di lavoratori/trici sottopagati/e.

 

Per queste ragioni lanciamo una serie di volantinaggi per sabato 16 dicembre a Bologna, a partire dalle ore 15.00 nei pressi del McDonald’s di piazza dell’8 Agosto e a seguire presso il McDonald’s di via Indipendenza angolo Ugo Bassi; e infine, in solidarietà alla resistenza del popolo Mapuche in Patagonia, nei pressi del negozio di Benetton in via Rizzoli 8 e del negozio di Sisley (marchio che appartiene al gruppo Benetton) in piazza Maggiore 3